sabato 10 settembre 2016

QUANDO SCENDE LA SERA DI GIUSEPPE BURO


La poesia di Giuseppe Buro affronta l’emozione dell’Amare, e i suoi versi attraversano il lungo viaggio dell’anima in quel mare immenso e tumultuoso che è l’innamoramento. Perché l’amare è viaggiare nell’altrui anima e nella propria, come il temerario navigante che salpando dal porto vede avanti a sé l’ignoto, ma non di meno vi s’inoltra. Se l’amare è uscire da sé, per ritrovare l’altra metà di sé, ciò necessita percorrere quel viaggio che lo porta all’anima di chi si ama, la quale approssimata concede che si prenda cura di sé o si faccia carico d’essa. Ma prendersi cura, nell’amare dell’altro è disporsi a vivere l’altro e subire il peso della passione amorosa, che proprio perché passione, da passio, patire, è anche dolore, sofferenza, infatti, si soffre l’altro nella sua presenza oggettiva vicino. Come scrive U. Galimberti: “Amore è piuttosto l’espropriazione della soggettività, è l’essere trascinato del soggetto oltre la sua identità, è il suo concedersi a questo trascinamento, perché solo l’altro può liberarci dal peso di una soggettività che non sa che fare di se stessa”. I versi di Giuseppe Buro percorrono il sentimento dell’amore nei suoi innumerevoli seguiti emozionali conferendo alla sua poesia una universalità espressiva tipica dell’anima, colta e attraversata propria dall’amare nelle sue manifestazioni concrete e quotidiane. La sua poesia è il racconto del navigante emozionale che ripercorre le tappe del proprio amare e ricordando pone nella sua memoria ciò che ha vissuto, anche nella nostalgia malinconica.

Valtero Curzi

RECENSIONE DEL LIBRO “OSSA CAVE” DI MICHELA DI GREGORIO ZITELLA (RECENSIONE DI ELENA MAROTTA)

RECENSIONE DEL LIBRO “OSSA CAVE” DI MICHELA DI GREGORIO ZITELLA (RECENSIONE DI ELENA MAROTTA)

L’esordio letterario della scrittrice Michela Di Gregorio Zitella non può che incuriosire sin dal titolo: Ossa Cave. Esso, a primo impatto scarno e freddo, racchiude in sé un significato profondo che lascia ben intravedere la luce. Nelle poesie, infatti, le parole dell’autrice ci accompagnano spesso in universi fioriti dove il viaggio reale o sognato, la musica e l’amore sono continuamente minacciati dall’inaspettato svolgersi del tempo. Nei racconti, invece, i sentimenti affrontati nelle poesie, come il dolore e la disperazione, sono volutamente esasperati, privati degli elementi poetici “sognanti” assumendo, a tratti, un aspetto horror-noir. La raccolta rivela così l’ampia formazione culturale e letteraria della scrittrice che spazia dalla classicità delle numerose figure retoriche e “immagini atemporali poetiche” al crudo realismo contemporaneo. Assegnerei all’ultima poesia S’alzerà in Volo la chiave di lettura dell’intera raccolta in quanto rappresenta appieno il concetto nascosto nel titolo Ossa Cave.

INTERVISTA ALL'AUTRICE 

1)      Cosa rappresenta la scelta del titolo “Ossa Cave”?

Con Ossa Cave si intende la struttura che insieme alle ali permette agli uccelli di volare. La mia è un’analogia poetica fra queste ossa, cave ma robuste, ed il cervello umano, unico mezzo dell’ uomo per volare, attraverso la fantasia e l’immaginazione.

2)      Come è strutturata l’opera?

L’ opera si suddivide in due parti: la prima dedicata alla poesia e la seconda dedicata al racconto breve. Le trenta poesie rappresentano una selezione di circa dieci anni di lavoro e sono quasi tutte di tipo autobiografico; una parte di loro è dedicata ai temi che più mi interessano, quali la violenza di genere e l’omofobia. I racconti invece sono tre, di genere noir e di denuncia sociale, scritti in stile giornalistico.

3)      Quali sono i “cardini” del tuo stile poetico?

Sicuramente la completa libertà di espressione. Nonostante il libro sia ricco di figure retoriche e altri “tecnicismi” molto importanti e quasi essenziali, vivo nella convinzione che una poesia debba principalmente esprimere un’emozione e, allo stesso tempo, debba essere fruibile a tutti. Tengo molto al fatto che il lettore possa interpretare senza limiti un mio testo poetico, fino a renderlo parte integrante del suo mondo.

4)      In tutto il libro è ricorrente il tema del viaggio, cosa trai dalla tua esperienza?

Il viaggio, la voglia di scappare, sia mentale che fisica, è un tema molto ricorrente nella letteratura. La mia idea è vivi il viaggio, concediti un vero momento per te stesso e troverai le risposte che stai cercando. Il viaggio che “Ossa Cave” si propone di fare è proprio quello introspettivo, verso una nuova percezione di se stessi e di quello che ci circonda.

5)      Definisci l’opera con una sola frase


Userei una sorta di sottotitolo: “Storie di amori incompiuti”. Infatti ogni poesia ed ogni racconto hanno in comune la sensazione di creare qualcosa di distrutto. Qualcosa che, per un motivo o per un altro, si è quasi interrotto sul nascere. Sta al lettore decidere se questo senso di inadeguatezza possa diventare poesia ed avere il suo paio d’ali verso nuove interpretazioni.

martedì 6 settembre 2016

INTERVISTA A JACOPO LUPI (LUPI EDITORE)



INTERVISTA A JACOPO LUPI (LUPI EDITORE)


1-      Siamo con Jacopo Lupi, editore della Lupieditore, proprietario della libreria Punto e a Capo a Sulmona e autore del libro Io non amo, recentemente recensito nel nostro blog. Grazie per aver accettato l’intervista. Ti faccio una domanda che faccio spesso agli editori, come nasce l’idea di aprire una casa editrice in una giungla come è il mondo dell’editoria?

Sicuramente mi muove la passione che ho per i libri, la lettura e la scrittura. Sono cresciuto con un nonno e un padre professori e scrittori e in casa siamo sempre stati sommersi dai libri. Si preferiva sempre sacrificare una maglia o un paio di scarpe ma i libri non sono mai mancati e questa passione di lavorare con i libri me l’hanno trasmessa loro. Si, come ben dicevi l’editoria oggi è una giungla, ma a questo ci siamo arrivati per colpa di editori-tipografi che immettono nel mercato dietro lauto compenso, un pò di tutto, perdendo così in qualità e oscurando quei tanti giovani emergenti che in realtà meriterebbero. La Lupi editore nasce proprio con lo spirito e la voglia di combattere quel tipo di editoria e tornare a investire su chi merita davvero.

2-      La tua casa editrice è molto ben strutturata, nel senso che investe in prima persona su autori che selezionate voi ma non lascia soli gli emergenti, come riuscite a gestire tutto questo?

Ci tengo a dire che la Lupi editore non chiede contributi e pubblica ciò che riteniamo valido e investiamo in tutto noi, dalla creazione, alla stampa, alla distribuzione del libro stesso. Poi, visto che non vogliamo farci mancare nulla, abbiamo da poco aperto un laboratorio dedicato agli emergenti, la Punto e a Capo Lab che aiuta gli emergenti in tutto, dalla stesura del libro, ai segreti della scrittura fino poi a portarli alla realizzazione del libro e della diffusione, insegniamo come promuoversi e come affinare le tecniche; un vero e proprio laboratorio creativo che non stampa solo il libro ma aiuta gli emergenti a diventare consapevoli di loro stessi e della propria passione.


3-      Quali sono i libri che stanno andando meglio? E quelli che hanno bisogno di ancor più sforzo da parte vostra?

I libri con il marchio Lupi editore devo dire mi stanno dando tutti grande soddisfazione. Trenta più uno racconti in alluminio, oltre ad aver venduto tantissimo, sta rispondendo bene anche a livello di critica, infatti a giorni l’autore Ardini sarà premiato al Festival di Cosenza, e poi è stato invitato da un professore universitario a Padova dove presenterà il suo testo. La raccolta di poesie di Monticelli è una garanzia, ma lo sapevo, anche per il trascorso che ha l’autore, per non parlare dei due testi del professor Edoardo Puglielli che abbiamo avuto la fortuna di averli entrambi come libri didattici nelle scuole quindi stanno avendo ampia diffusione. Un capitolo a parte merita il mio, ma non perché è mio. Nel senso che Io non amo è una ristampa di un libro pubblicato ormai dieci anni fa, a suo tempo già vendette più di tremila copie, ma con mia grande sorpresa ha ricominciato a vendere tanto arrivando a più di quattromila copie complessive. I libri che invece hanno bisogno di essere sorretti un po’ di più sono quelli del Punto e a Capo lab, anche se anche quelli mi stanno dando non poche soddisfazioni. Tra questi cito Maria Assunta Scipione che con la sua simpatia è arrivata secondo a un premio letterario e sta vendendo tantissimo.

4-      Per far capire che cos’è un editore a chi magari non conosce questa figura parliamo del suo ruolo, e nello specifico chiedo a te, come si muove la lupi editore da quando arriva un libro in casa editrice a quando esce in libreria?

Il nostro lavoro comincia da quando apriamo la mail e leggiamo i vari messaggi pervenuti (davvero tantissimi ogni giorno), a quel punto insieme ai miei collaboratori selezioniamo testi che a nostro parere reputiamo validi. Ovviamente non siamo perfetti ed errori possiamo farli, ma al momento non abbiamo avuto pentimenti. Dopodiché una volta selezionata un opera contattiamo l’autore e stipuliamo un contratto. A quel punto il testo passa all’editor e ai correttori di bozze e qui e un palleggiarsi l’opera tra i miei collaboratori e l’autore. Poi viene impaginato e viene realizzata la copertina e poi tutte le procedure per la sua commercializzazione e la stampa. Tutto questo senza tralasciare la promozione e la distribuzione che non sono da sottovalutare.

5-      La distribuzione per la piccola editoria è sicuramente un tasto dolente, come l’affrontate?

Sicuramente un piccolo editore ha difficoltà a distribuire i propri testi in negozi sempre più pieni e sempre più roccaforte della grande distribuzione. I nostri autori sanno sin dall’inizio che non avranno la visibilità nelle librerie come la hanno i grandi editori, ma nel nostro piccolo siamo riuscita a ritagliarci una bella fetta di mercato che, con l’aiuto dell’autore, può dare grandi possibilità. Noi della Lupi editore abbiamo infatti un contratto con un distributore che ci garantisce l’ordinabilità e la pronta risposta alle richieste dei loro lettori presso tutte le librerie Mondadori Retail a cui afferiscono circa 600 punti vendita (Mondadori Franchising, Edicolé,...), delle catene nazionali ub!k (più di 30 punti vendita), GIUNTI al Punto (180 punti vendita), nonché la maggioranza delle librerie del gruppo Feltrinelli, tutti i bookstore ibs la maggior parte delle COOP. Oltre agli accordi con Fastbook e Arianna + che ci garantiscono ordinabilità in due giorni su oltre 5000 punti vendita, senza parlare di tutti i bookstore online. In questo modo diamo sicuramente un servizio valido ai nostri autori ma allo stesso tempo li spingiamo a dare il massimo per farsi conoscere.

6-      Oltre ad essere editore sei anche libraio, infatti hai una libreria a Sulmona la Punto e a capo, sei scrittore ma ho scoperto essere anche un attore e scrittore teatrale, ma chi è Jacopo Lupi? Cosa vuole fare da grande?

Se ci fai caso, tutto quello che faccio ha un unico filo conduttore, la scrittura. Jacopo lupi da grande vorra fare quello che sta facendo, scrivere e lavorare con i libri, e lo vuole fare sempre meglio.

7-      Insieme allo scrittore Alessio Romano, alla scrittrice Valentina Di Cesare, a Jacopo Santostefano e Matteo Puglielli state mettendo in piedi un Festival Letterario, di cosa si tratta?

Dal 20 al 23 ottobre 2016 Sulmona diventerà un calderone di idee, parole, immagini, fantasia, cultura e musica. Da qualche mese infatti stiamo lavorando al Festival delle Narrazioni, tantissimi autori che animeranno la città con presentazioni, incontri con le scuole e dibattiti. Dalla mattina a sera tarda si respireranno libri. Si comincerà mercoledi con l’anteprima del festival. Nelle mattinate ci saranno incontri con le scuole e corsi di scrittura. I pomeriggi saranno pieni di presentazioni e stand di Editori e Librerie sparse in varie location. La sera eventi musicali. Un evento che non avrei perso per nulla al mondo se non lo avessimo organizzato nella mia città.


8-      Ho letto che ci saranno nomi importanti di grandi case editrici, puoi darci qualche anteprima?

Sta per uscire il programma ufficiale del concorso quindi per tutti i nomi, ne sono tanti, c’è da aspettare davvero poco, però due autori li voglio dire perché l’ho fortemente voluti e saranno al Festival e sono la giornalista Giuliana Sgrena, rapita dell’ Organizzazione della Jihad nel 2005 che ci presenterà “Dio odia le donne” e l’autore di bestseller Marcello Simoni che ci parlerà del Codice Millenarius Saga, i tre libri in cima alle classifiche in Italia.

9-      Avete indetto anche un concorso per opere edite, in cosa consiste?

Si, è stato da poco aperto il bando del Premio Metamorfosi 2016 per opere edite la cui premiazione si svolgerà al’interno del Festival delle Narrazion. L’ideatore del premio è lo scrittore Alessio Romano ed è aperto a  romanzi che abbiano come tema quello della metamorfosi, della trasformazione, della crescita e dell’evoluzione sia individuale che sociale, intendendo questo tema nella sua accezione più ampia possibile. Il Comitato di Lettura del Premio (che sarà reso noto a breve) designerà fra le opere pervenute i tre romanzi vincitori del Premio Metamorfosi 2016. Ai membri della Giuria Popolare, composta da 24 lettori forti della Libreria Punto A Capo di Sulmona, verranno consegnate le tre opere finaliste per procede alla votazione. L’opera che avrà ottenuto più voti dalla Giuria Popolare sarà decretata vincitrice del Premio Metamorfosi 2016 – Giuria Popolare. L’iscrizione è completamente gratuita mentre ai due autori vincitori del solo Premio Metamorfosi 2016 verrà dato in premio la somma di euro 250. Al vincitore del Premio Metamorfosi 2016 – Giuria Popolare verrà data la somma di euro 500. Il Bando è disponibile sul sito del festival www.festivaldellenarrazioni.it.

10-  Bene Jacopo ci lasciamo con tre aggettivi che ti descrivono come editore, quali sono?


Dinamico; meticoloso; curiosissimo. Grazie per l’intervista

INTERVISTA AD ALESSIO MASCIULLI E ARTURO BERNAVA ( EDIZIONI IL VIANDANTE)


INTERVISTA AD ALESSIO MASCIULLI E ARTURO BERNAVA 
(EDIZIONI IL VIANDANTE)

 1.      Ciao Alessio e ciao Arturo, grazie per aver accettato questa intervista. Conoscete già la profonda ammirazione che nutro per voi, perché siete molto giovani eppure avete saputo mettervi in gioco in un settore complesso come quello editoriale. Ma iniziamo dal principio. Perché avete deciso di aprire una casa editrice, quando in Italia ce ne sono già oltre diecimila?

ALESSIO: Perché spesso non è la quantità che riempie il piatto ma la qualità di ciò che si mangia. Che ci sono diecimila case editrici è vero ma quanti credono e investono sui libri che pubblicano?
ARTURO: Perché la maggior parte di queste diecimila sono case editrici a pagamento che potremmo definire delle “tipografie camuffate” e non vere e proprie case editrici. Secondo me c’è bisogno di case editrici che facciano “scouting”, nel rispetto degli autori, ma soprattutto dei lettori. Ecco perché è nato Il Viandante.

2.      Quali sono stati i primi riscontri dopo l’inizio di questa avventura e le vostre sensazioni?

ALESSIO: I primi riscontri significativi e gratificanti sono venuti dalla marea di gente che ci sostiene e che si è unita nel nostro cammino, poi tutto quello che si sta muovendo e l’interesse degli scrittori che ci mandano valanghe di proposte. Le nostre sensazioni fino ad oggi sono soltanto positive
ARTURO: Non ci aspettavamo i favori e gli entusiasmi che ci hanno accolti. Sappiamo, però, che alle nostre spalle tramano anche invidie e critiche gratuite, alle quali sorridiamo con sufficienza e di cui non ci curiamo. La sensazione è che ci sia tanto lavoro da svolgere ed è bello poter guardare avanti, in compagnia delle persone che credono in noi e nelle quali noi crediamo.

3.      Come per tutti gli imprenditori o liberi professionisti che siano, però, la strada non è mai tutta in discesa. Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato nel lavoro e nell’attività di editore?

ALESSIO: Si le difficoltà ci sono ma ce le dividiamo tra me e Arturo e le risolviamo al meglio, gestire tanti autori e tanti eventi non è semplice ma non sempre il semplice è sinonimo di divertimento e noi ci stiamo divertendo tantissimo.
ARTURO: Far capire ad alcuni autori il nostro punto di vista, basato sulla nostra esperienza da scrittori. Molti autori pensano che gli editori debbano stampare 5.000 copie del loro libro e inviarlo ad altrettante librerie che – invece – non hanno alcuna intenzione di averlo (men che meno  di esporlo). Non funziona proprio così…

4.      Passiamo a parlare di libri. Quali sono i titoli a cui vi sentite maggiormente legati e perché?

ALESSIO: Io amo tutti i titoli pubblicati finora ma se ne dovessi scegliere uno opterei per Il cielo sulle spalle di Giovanni Foresta perché è stato il nostro primo libro editato al quale ho lavorato per più di 6 ore di continuo al telefono con l’autore mentre impaginavo il suo testo.
ARTURO: Non posso e non voglio fare preferenze, perché abbiamo pubblicato (relativamente) pochi titoli e non sarebbe giusto nei confronti degli altri. Posso comunque dire, senza timore di offendere nessuno, che “il primo amore non si scorda mai”.

5.      Il titolo più venduto?

ALESSIO: Sempre Giovanni Foresta
ARTURO: Giovanni Foresta, “Il Cielo sulle spalle”. Un libro emozionante.

6.      L’autore che vi ha più sorpreso e per quale motivo.

ALESSIO: Sono ripetitivo, Giovanni Foresta. Il motivo è nella bellezza delle sue poesie.
ARTURO: A me Roberto Centorame, un autore esordiente che ha subito compreso cosa voglia dire “mettersi in gioco”. Mi aspettavo il suo successo, ma i risultati sono andati oltre le previsioni. E c’è ancora molto da fare.

7.      vi è mai capitato di essere stata in dubbio sulla scelta di un testo da pubblicare, ma di esservi dovuti poi ricredere, in base ai riscontri ottenuti?

ALESSIO: Di solito non abbiamo molti dubbi e se non siamo totalmente convinti di un’opera o di un autore lo scartiamo. Poi ovvio non siamo macchine perfette e può capitare di restare piacevolmente stupiti o tristemente delusi.
ARTURO: No, perché valutiamo davvero molto attentamente gli autori da pubblicare, quindi ci aspettiamo sempre grandi successi. Semmai, purtroppo, è accaduto il contrario: alcuni autori, pubblicato il proprio libro, non si sono spesi per niente per la promozione e i risultati sono stati conseguenti. Ma ci sta. Per fortuna che sono stati casi limitatissimi, altrimenti non saremmo qui a parlare di un successo, ma ad analizzare un flop.

8.      Adesso affrontiamo il tema spinoso della crisi. Sono tanti gli esercizi commerciali, soprattutto librerie, che sono costretti a chiudere in giro per l’Italia. Un fenomeno terribile per chi lavora in questo settore da generazioni. Come affronta l’editoria italiana questo momento, secondo voi?

ALESSIO: A questo non abbiamo mai pensato per ora perché credo che ogni attività in Italia se svolta con estrema passione e innovazione sia in grado di abbattere o almeno aggirare questa crisi. L’editoria a pagamento forse ne risente più in quanto se gli autori diminuiscono, diminuiscono anche le entrate.
ARTURO: Con la passione. Ti faccio un esempio. Anni fa, con l’avvento della grande distribuzione alimentare, i piccoli negozietti sembravano spacciati. Una coppia di ragazzi ha aperto un alimentari sotto casa mia. Gli diedi sei mesi di vita, invece dopo quindici anni sono ancora lì e lavorano alla grande. Perché? Perché si sono dati da fare: alla fine del loro lavoro in negozio si facevano (e si fanno) il giro del quartiere per consegnare la merce a domicilio, consigliano ricette, sono sempre disponibili. Le librerie non possono e non devono fare concorrenza alla grande distribuzione o agli store on line, ma devono imporsi come punto di riferimento culturale, valorizzando le proprie peculiarità.

9.      Il web ha rivoluzionato il modo di fare editoria, di promuovere e di vendere i libri. Credete sia stato un bene o un’evoluzione di cui potevamo fare a meno?

ALESSIO: Assolutamente un bene. Quale mezzo migliore per arrivare a tanta gente con precisione e professionalità?
ARTURO: È di certo un bene e ogni evoluzione, se presa per il verso giusto, è positiva. Tutto sta nel capirne il senso e adeguarsi o adeguarla alle nostre esigenze.

10.  Entriamo nel tecnico. Promuovere on-line un libro: quali sono i pro e quali i contro?

ALESSIO: Forse i contro non ci sono perché la promozione di un libro è sempre buona e utile su ogni scala. Bisogna organizzarsi e non sovrapporsi a se stessi e soprattutto mirare e gestire al meglio la promozione.
ARTURO: I pro sono – evidentemente - che riesci a raggiungere un pubblico molto più vasto in meno tempo. E non è un pro da sottovalutare. Il contro – ma più che di contro, parlerei di rischio – è che si perde il contatto visivo con il lettore. Lo stare di fronte ai propri lettori, incontrarli, guardarli negli occhi è per uno scrittore fondamentale sia per percepirne gli umori, sia per comunicare anche mediante il linguaggio para-verbale che – come noto – rappresenta la parte più importante della comunicazione.




lunedì 5 settembre 2016

A Sulmona c’è l’Abruzzo delle narrazioni (a cura di Giovanni Lamanna)


A Sulmona c’è l’Abruzzo delle narrazioni (a cura di Giovanni Lamanna)


SULMONA - L’Abruzzo ha fama di terra indolente e aspra, generosa e ospitale, impervia e aperta, montanara e marittima. Una terra di contraddizioni che, nel mondo della cultura, ha sempre saputo esprimersi ai massimi livelli. La costa pescarese ha partorito figli come Gabriele D’Annunzio ed Ennio Flaiano, ma gli Appennini hanno visto nascere Edoardo Scarfoglio e Benedetto Croce, che a Napoli ebbero maggiori fortune: il primo fondando il quotidiano “il Mattino”, il secondo divenendo filosofo celebrato e intellettuale osannato. E come dimenticare il poeta Ovidio, da Sulmona; o Ignazio Silone, nato Secondo Tranquilli a Pescina, voce narrante del popolo abruzzese, distrutto in anni recenti da una critica faziosa e cieca, enfatizzata dai toni scandalistici più che dal rigore scientifico; o il meno famoso Pascal D’Angelo, “uomo di pala e di piccone”, nato a Introdacqua, emigrato adolescente negli Stati Uniti, autodidatta della lingua inglese e finalmente poeta e scrittore: “Noi gente delle montagne d’Abruzzo siamo una razza a parte. Gli abitanti delle dolci pianure del Lazio e della Puglia, dove in inverno andiamo a pascolare le nostre greggi, ci considerano un popolo di profeti e poeti. Noi crediamo nei sogni. Ci sono strane creature che vagano per i nostri paesi, la cui esistenza, lo sappiamo, è puramente fantastica. Da noi ci sono uomini capaci di predire il futuro, e megere senza tempo che conoscono i segreti della montagna, e possono curare ogni malattia, salvo le fatture, soltanto pronunciando qualche parola” (così citato da Francesco Durante nel suo fondamentale Italoamericana, edito da Mondadori). E origini abruzzesi ebbe anche uno dei più grandi scrittori americani, quel John Fante che Torricella Peligna, paese di origine del padre Nick, ricorda ogni anno nel fascinoso festival ideato e diretto da Giovanna Di Lello.
Questa terra, dunque, ospiterà dal 20 al 23 ottobre prossimi, a Sulmona, il primo Festival delle Narrazioni, organizzato da Valentina Di Cesare, Jacopo Lupi, Jacopo Santostefano e Matteo Puglielli, rappresentanti di quelle “nuove leve” della cultura abruzzese che guarda oltre i confini regionali. Il programma (musicale, teatrale e letterario) è in fase di definizione, ma la manifestazione vedrà la sicura partecipazione, tra i numerosi ospiti, di Franco Arminio, Emanuele Tonon, Maddalena Lotter, Donatella Di Pietrantonio, Francesco Borrasso e Franz Krauspenhaar, i cui “Grandi momenti” hanno visto la luce con un altro orgoglio abruzzese: la casa editrice Neo, che Francesco Coscioni e Angelo Biasella guidano, con passione e competenza, da Castel di Sangro.

Nell’ambito del Festival delle Narrazioni è stato indetto anche un premio letterario (ideato da Alessio Romano), non a caso intitolato alle Metamorfosi, da assegnare a un romanzo pubblicato nel corso del 2016 che abbia come tema quello della trasformazione, della crescita e dell’evoluzione, sia individuale che sociale. Per partecipare al concorso, le opere dovranno pervenire entro il 25 settembre 2016 alla libreria “Punto e a capo” di Sulmona.

La selezione delle opere premiate avverrà in due fasi: il comitato di lettura (presieduto da Alessio Romano in collaborazione con Valentina Di Cesare e Jacopo Lupi) designerà i tre romanzi vincitori del Premio Metamorfosi 2016; successivamente, una giuria popolare composta da 24 lettori forti procederà alla votazione fra i tre vincitori e assegnerà il Premio della giuria popolare. LEGGI QUI IL BANDO COMPLETO



Recensione di “Io non amo” autore Jacopo Lupi (A cura di Lara Bellotti Agente letterario)


Recensione di “Io non amo” autore Jacopo Lupi
Edizione Lupi Editore (nuova edizione 2016)
A cura di Lara Bellotti Agente letterario

Ho letto questo romanzo trascinata dalla trama sensazionale. Jacopo Lupi, autore ed editore, presenta questo romanzo con uno stile che dà spazio a una lettura “senza fiato”. Impossibile iniziare a leggerlo e non continuare fino alla fine.
Un testo che racchiude mille significati, fatto di storie che arrivano sempre più alle conclusioni di ciò che l’autore vuole trasmettere. I giovani sono i protagonisti di questo scritto, con le loro “problematiche esistenziali”. Sono vere, non cambiano, da una generazione all’altra sono sempre le stesse. La paura del giudizio, impressa spesso dai genitori e dalla società. La paura di provare amore, e nello stesso tempo di sentirlo, quindi metterlo in “un angolo”, nasconderlo come fosse una maledizione, a volte con gesti estremi.
La tematica, rivolta ai giovani, imprime nel lettore anche il suo punto forte: uscire dal giro di boa, iniziare a credere in sè stessi, andare oltre le paure e i giudizi, per ritrovarsi interiormente ed essere felici. Cambiare il “registro”, amare sè stessi per essere amati. Un viaggio che va dall’adolescenza all’età adulta.
Jacopo Lupi, scrive questo romanzo come la trama di un film che ha il sapore di vite vere, esperienze provate, o che provano, la maggior parte dei ragazzi di oggi. Insoddisfazioni, insicurezze, eccessi e abusi. Leggendo ci possiamo trovare esattamente lì, dentro quel turbine che trasporta ogni personaggio che potrebbe essere, in realtà, ognuno di noi. Lo stile molto fluido, ben descrittivo, coinvolgente, senza mezzi termini.
Devis Reno, il personaggio principale, studente universitario a Bologna e impiegato par-time nel policlinico Sant’Orsola, è un ragazzo che non si risparmia negli eccessi, ma soprattutto che “non ama”. Non riesce a stare solo, ma nello stesso tempo non vuole legami importanti. Vuole emergere dalla massa, ma nello stesso tempo è preso da un turbine che, puntualmente e razionalmente, lo blocca; questo turbine è il poco amore di sé. Un mal di testa, costante giornaliera per lui, e l’incontro con Ilaria, gli cambiano la vita. Tanti i personaggi che fanno parte di questo scritto, tante le vicissitudini e i colpi di scena, ma tutti ben collegati.

Mi colpisce in particolare una citazione, che ritengo molto veritiera, ed è solo un accenno di quanta riflessione porta l’opera dell’autore:
Come si fa ad amare così? L’amore non è due persone
che si sorreggono, neanche due metà di una stessa
mela che un bel giorno si incontrano. Noi tutti siamo
mele intere. L’amore, semmai, deve essere un ramo e
due mele che maturano l’una accanto all’altra. Da soli
dobbiamo essere tutto per noi, altrimenti come facciamo
ad essere tutto per qualcun altro?
chi ero e cosa volevo.
non subito almeno.
Uno stile che rapisce qualsiasi lettore, semplice ma deciso. Momenti di grande emozione nel leggerlo, ma anche di mistero.
Un finale di cui lascio solo un accenno: una lettera trovata da Devis … una partenza verso l’Africa mai immaginata, un viaggio con gli altri protagonisti: Simone, Ivana e Michela, perchè? Beh… qui subentra il mistero, e quindi vi lascio con una buona lettura dal finale totalmente inaspettato!
Lara Bellotti agente letterario

Biografia:
Jacopo Lupi è scrittore e attore teatrale di Sulmona. Da un anno anche imprenditore avendo aperto una libreria e una casa editrice, la Lupi editore con la quale ha ristampato il suo più grande successo a distanza di dieci anni dalla prima stesura “Io non amo”.

Questa storia trova dei punti notevoli di contatto con la vita di ogni ventenne, è la storia psicologica di ognuno di noi che nel proprio percorso si trova ad un giro di boa. A dieci anni dalla prima stesura e oltre 3000 copie vendute torna con un inserto speciale che ci spiega cosa sono diventati i due protagonisti 10 anni dopo.

Intervista all’autore.

Ciao Jacopo, nel ringraziarti per la possibilità di aver letto e recensito il tuo romanzo “Io non amo”, ora facciamo 2 chiacchiere! Parliamo un po’ di te e del tuo libro.

-Come è iniziato il tuo percorso, e com’è nata la tua passione: ovvero dallo scrittore al libraio, fino a diventare Editore.

R. In realtà la passione per i libri c’è sempre stata e mi ha sempre accompagnato nella vita. Sono per così dire un figlio d’arte perché mio nonno materno era un professore, politico e scrittore, mio padre un professore e scrittore quindi sono cresciuto in mezzo ai libri e con due esempi di vita che mi hanno sempre indirizzato verso la scrittura. Ho fatto tante cose nella mia vita, ho provato con il teatro, mi sono laureato in Scienze Politiche a Bologna iniziando una carriera da giornalista ma più andavo avanti più sentivo che la mia vera aspirazione, il mio posto nel mondo, era il libro. Così ho lasciato tutto e ho cominciato a lavorare in librerie e case editrici non trascurando mai la scrittura. Poi dall’essere un semplice commesso di librerie o lavorare in redazione in case editrici a buttarmi nell’imprenditoria il passo è stato breve, nel senso che sentivo di aver molto da dare a questo mondo e volevo giocare con le mie regole. Quindi mi sono fatto coraggio e ho aperto prima una libreria, Punto e a Capo, nella mia città e poi una casa editrice, la Lupieditore, e comunque continuo a scrivere.

-Cosa ti ha spinto a scrivere un testo così importante per i giovani, e qual è il messaggio che vuoi trasmettere a tutti, attualmente più che mai riversati quasi nell’ignoto futuro di questa società.

R. Quando ho iniziato a scrivere questo libro, esattamente dieci anni fa, ero appunto “un giovane riversato quasi nell’ignoto di questa società” e quindi la molla che è scattata in me è stata quella di far venir fuori la voce dei giovani che si perdono in falsi bisogni, nell’alcool, nelle droghe e altro solo perché non riescono a trovare spazio in una società fatta di regole e di quotidianità. Poi, pagina dopo pagina, mi sono accorto che stava venendo fuori quasi un manifesto che raccontava una verità importante, quella del non amare se stessi e del non riuscire ad amare da parte di molti giovani quindi il messaggio che voglio lanciare con il mio libro è “non potrai mai amare nessuno se prima non provi ad amare te stesso”. Questo è il dilemma del protagonista ma credo di molti giovani. Poi ci tengo a dire che un romanzo scritto ormai dieci anni fa e quando ho aperto la casa editrice mi è venuta voglia di dargli nuova vita anche perché lo reputo sempre attuale.

-È uno scritto forte, senza mezzi termini, ma con molte emozioni, Quali sono state le tue mentre lo scrivevi?

R. Si è volutamente forte perché stavo raccontando la realtà dei giovani e romanzandola addolcendo i termini o parafrasando le emozioni non avrei raggiunto lo stesso obiettivo. Per questo ho lasciato fluire parole e pensieri tipici del mondo giovanile di cui facevo e faccio parte, non censurando nulla. Però come dici anche tu è un libro fatto di emozioni che spero di esser riuscito a trasmettere al lettore. Mentre scrivevo ero un pentolone di emozioni che ho svuotato sul foglio bianco. Ero in subbuglio totale perché il bello dello scrittore è scrivere ciò che si vive ma allo stesso tempo vivere ciò che si scrive, quindi mi sono emozionato tanto e spero di averlo trasmesso.

-Chi è nella realtà di ogni giorno Jacopo?

R. Jacopo è uno scrittore di racconti, romanzi e opere teatrali nei ritagli di tempo. Un libraio appassionato e un editore scrupoloso e curioso per lavoro. Un attore teatrale per hobby e un divoratore di libri appena posso.

-Un tuo parere in riguardo all’editoria attuale in Italia, quali le problematiche e quali i punti di forza?

R. A questa domanda ora ti rispondo sicuramente in maniera molto diversa rispetto a qualche anno fa essendoci dentro fino al collo. L’editoria sta vivendo forse il suo periodo più nero per colpa della velocità e frenesia del mondo, della crisi economica e dell’avvento dell’era digitale. In realtà questi sono problemi che soprattutto i Itali destinati a risolversi, poiché credo che il libro riprenderà a breve il posto che merita. Il vero problema sono i centinaia di tipografi che si spacciano per editori, che dietro lauto compenso immettono nel mercato già saturo centinaia di libri al giorno. Questo ha creato uno scompenso facendo nascere in Italia più scrittori che lettori illudendo molti autori che potrebbero dedicarsi ad altro e bloccando autori validi in un mercato aggressivo e ormai troppo saturo. Il punto di forza è sicuramente il fatto che siamo in un paese comunque di grande cultura e questo salverà l’editoria, sempre.

-Una domanda a bruciapelo: quale libro riposa sul tuo comodino attualmente? E quale non leggeresti mai?

R. Oltre alle decine di bozze di emergenti da valutare c’è “A volte ritorno” di John Niven che mi sta divertendo per l’originalità, Gesù che dopo cinque secoli di vacanza decide di tornare sulla terra ai giorni nostri anche se il quadro che gli delineano non è esattamente come se lo ricordava, e poi “Una storia semplice” di Sciascia che in realtà è una storia complicatissima, un giallo davvero particolare. Invece, proprio perché sono molto curioso, non c’è un libro che non leggerei mai, anche se diciamo che la saggistica la snobbo un po’.

-In “io non amo” troviamo il finale aperto, hai già qualcosa di nuovo in cantiere? Ci stupirai nuovamente con un nuovo libro?

R. In realtà la ristampa di Io Non Amo nasce perché sto proprio lavorando a un nuovo libro che uscirà a breve, non voglio anticipare nulla ma sarà un nuovo esperimento per me e spero di avere altrettanto successo come è stato per Io Non Amo.

Grazie per la tua disponibilità e la bellezza del tuo scrivere! spero di poter leggere il seguito molto presto, e proporlo ai lettori con lo stesso entusiasmo che mi ha accompagnata con IO NON AMO.

Lara Bellotti agente letterario

Recensione di Non Ritorni di Antonio Spagnuolo


Recensione di Non Ritorni di Antonio Spagnuolo


Non ritorni di Antonio Spagnuolo è una raccolta unica, emozionante, che mi ha lasciata sconvolta ad ogni verso. 

Quella che il lettore si trova a leggere è una silloge poetica che raccoglie poesie piene di sentimenti, attraverso cui l’autore sembra compiere un viaggio dentro e fuori se stesso.
Leggendo le poesie è possibile scorgere un raggio di sole in mezzo all’oscurità, a qualcosa che stringe come una morsa, come una trappola, ma a volte è proprio quella luce a dimostrarsi una prigione.
Le poesie non sarebbero tali se non ci fossero malesseri, rimpianti, ricordi sofferenti, ma la potenza delle sue parole delle sue immagini sevastano di bellezza il cuore

Intervista all'autore

1.      Come descriverebbe la sua poetica?

Difficile descrivere una poetica , specialmente quando i testi nascono da un bagaglio culturale piuttosto nutrito e classico. I diversi livelli visuali che attraversano la poesia hanno contribuito a far coincidere sempre più il verso con lo scontro tra Eros e Thanatos.

2.      Quali sono le poesie a cui tiene di più? E quali magari un po’ rinnega?

Rinnego , con molta sospensione , le mie prime poesie che vanno per gli anni 50 dello scorso secolo , perché troppo dipendenti dagli studi liceali. Le poesie a cui tengo di più sono le ultime pubblicate in questi anni, perché ricche di una esperienza di ricerca veramente diuturna.

3.      Ogni poeta ha una musa ispiratrice, quale è la sua?

La mia musa è stata sempre la mia compagna di vita, mia moglie Elena. Una donna affascinante , ricca di sentimenti e veramente innamorata di me sin dai primi anni del nostro incontro. Ho trascorso con lei oltre sessanta anni , sempre con il sorriso e con la delicatezza di una cultura lussureggiante.

4.      Chi è Antonio Spagnuolo?

Antonio Spagnuolo è un uomo qualunque , in balia ormai della solitudine , dopo la perdita della persona amata. Non mi giudico un vate , ma vivo della mia poesia giorno dopo giorno , ricercando nei versi una verità che sfugge ad ogni tentativo. Amo colloquiare con i poeti più giovani e ben volentieri spendo per loro qualche mio intervento critico che dia costruttivo

5.      Quali i progetti futuri?


Progetti futuri appaiono difficili all'età di 85 anni , ma se la salute non mi abbandona , miro a qualche volume antologico che rilegga tutto il mio operare in poesia.

Recensione Ovunque Andrai di Filomena Grasso

Recensione Ovunque Andrai di Filomena Grasso

Ho letto questo romanzo come se fossi trascinata a valle da un fiume che a tratti mi cullava lentamente, mentre altre volte mi scaraventava veloce verso valle. L’autrice, Filomena Grasso con il suo modo di portare il lettore a vedere ciò che si sta raccontando ci trascina dentro una bellissima storia, avvincente, piena di cambi scena e rocamboleschi sbalzi temporali che ci danno il senso del tutto, con una semplicità e freschezza davvero unici. Sono entrata subito dentro la storia, dentro Miriam, la protagonista, ma anche dentro Giulia, due personaggi che anche se all’apparenza sembrano discordanti in realtà sono tremendamente vicini. Leggendolo a un certo punto mi sono fermata a pensare a una canzone che mi ronzava in testa mentre scorrevo le parole, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” del grande Venditti. E quest’opera è anche questo, l’amore che compie giri immensi lunghi anni, vince sul tempo e sulle regole della società e ci porta a capire che è l’amore a muovere tutto. Scritto magistralmente Ovunque andrai è un libro che deve essere letto, soprattutto da chi vuole fare i conti con se stesso, con le proprie paure e con la nostra vocina interiore, saltare il fosso e capire cosa significa davvero vivere.


La Storia

Miriam, ventisei anni, definita dai suoi amici “ragazza empatica”, soffre di una rara forma di filofobia, paura d'amare, che le impedisce di legarsi sentimentalmente e di instaurare relazioni durature. Studia per diventare sceneggiatrice e, per ironia della sorte, lavora da stagista come wedding planner.
Convocata in uno studio notarile a Capalbio, scopre che la sua paura d'amare ha radici ben più profonde. Quello che Miriam ignora, è un passato che le è stato taciuto per amore, che le appartiene e che straordinariamente, avrà modo di conoscere.
Un'eredità, un incontro inaspettato, una diagnosi che chiama in causa il cuore mettendolo alla prova, un destino beffardo che unisce e divide,  il coraggio di vincere la paura e di tramutarla in forza, la bellezza di un gesto d'amore.
Si può amare così tanto qualcuno da impedirgli di morire? Miriam scoprirà la verità solo quando imparerà a vedere col cuore, solo così riconoscerà il suo miracolo.

Ovunque andrai, un romanzo sull'arrendersi all'amore. Chi ama vince sempre.


Intervista all'autrice

1.                  Come e perché sei diventata scrittrice? Che cos'è per te scrivere?

Da quel che ricordo ho sempre avuto “mani sporche d'inchiostro”, ma il desiderio di consacrare la mia vita alla scrittura è nato leggendo “Piccole donne” di Louisa May Alcott.
“Jo, c'è molto di più dentro di te, se troverai il coraggio di scriverlo”, frase del film Little Woman del 1994, ha dato inizio a una grande storia d'amore.
La scrittura è il sale della mia vita. Scrivere è il mio modo di stare al mondo, non è solo la mia professione, è quello che sono. Esisto solo quando scrivo perché scrivendo scopro me stessa e riesco straordinariamente ad arrivare al cuore dell'Altro. Lascio in lui la scintilla e un messaggio: “Tutto è segno per chi sa leggere” con la speranza di poter fare del bene. Se guardiamo col cuore, se alleniamo questo muscolo, se ci crediamo davvero, possiamo leggere segni ovunque e agire come se le nostre azioni fossero magistralmente guidate dall'Amore. La scrittura mi ha salvata e mi salva ogni giorno. La scrittura mi rende libera.

2.                  Come descriveresti il tuo romanzo e qual è il messaggio che volevi mandare?

Amo definire Ovunque andrai, la mia creatura. Come una madre l'ho messa al mondo, l'ho seguita e l'ho amata con tutta me stessa.
“Quando vedi col Cuore, un Miracolo lo riconosci”, questo è il sottotitolo di Ovunque andrai. Credo che l'unico modo con cui si possa realmente leggere la realtà sia usare la lente del cuore. Noi siamo miracolo, esserci oggi è miracolo, poter camminare, vedere, parlare, respirare, queste azioni che diamo banalmente per scontate, sono miracoli e noi stessi possiamo essere miracolo, dono per l'Altro, per chi amiamo. Usare il cuore, riconoscere miracoli e ringraziare di più per quello che abbiamo gratuitamente ricevuto.

3.                  Quanto di te c'è in questo romanzo?

Il mio amore appassionato per la vita, il desiderio di essere dono per l'Altro e la ferma consapevolezza che la vita è troppo breve per paura, che i sentimenti richiedono coraggio e che l'amore può straordinariamente salvare.

4.                  Chi è Filomena Grasso? 5 aggettivi che ti descrivono perfettamente e perché?

Creativa, determinata, idealista, empatica, autentica.
Vivo d'arte. Mi nutro di emozioni. Combatto per quello in cui credo. Scrivo, creo, vivo con passione. Ogni giorno scelgo di vivere e non di sopravvivere, di prendere in giro le mie paure e di affrontare la vita con coraggio, di ringraziare per le cose belle e per quelle meno belle che,  segnandomi nel profondo, mi rendono forte. Scelgo di essere una guerriera e di proteggere i miei sogni. L'empatia mi fa vivere esperienze surreali.

5.                  Quali sono gli autori che ti hanno ispirato nel tuo modo di scrivere? Cosa stai leggendo ora?

Jane Austen, Dostoevskij, Sibilla Aleramo, Paulo Coelho, Nicholas Sparks. Sto leggendo “Molte vite, un solo amore” di Brian Weiss.

6.                  Quali sono i tuoi sogni e/o prossimi obiettivi?

Ho grandi sogni per “Ovunque andrai”. Vorrei tradurlo in lingua inglese, realizzare un audiolibro e una trasposizione cinematografica. Sto lavorando alla stesura di un saggio sul tema della filofobia, ossia la paura incontrollata e ingiustificata di amare una persona. La filofobia, essendo una vera e propria patologia, comporta una sintomatologia ansiosa che influenza in modo negativo la qualità della vita. Tesi del mi studio è dimostrare che la paura d'amare si può vincere.

Nel consigliare vivamente questo libro saluto e ringrazio la giovanissima autrice! Buona lettura!