sabato 10 settembre 2016

RECENSIONE DEL LIBRO “OSSA CAVE” DI MICHELA DI GREGORIO ZITELLA (RECENSIONE DI ELENA MAROTTA)

RECENSIONE DEL LIBRO “OSSA CAVE” DI MICHELA DI GREGORIO ZITELLA (RECENSIONE DI ELENA MAROTTA)

L’esordio letterario della scrittrice Michela Di Gregorio Zitella non può che incuriosire sin dal titolo: Ossa Cave. Esso, a primo impatto scarno e freddo, racchiude in sé un significato profondo che lascia ben intravedere la luce. Nelle poesie, infatti, le parole dell’autrice ci accompagnano spesso in universi fioriti dove il viaggio reale o sognato, la musica e l’amore sono continuamente minacciati dall’inaspettato svolgersi del tempo. Nei racconti, invece, i sentimenti affrontati nelle poesie, come il dolore e la disperazione, sono volutamente esasperati, privati degli elementi poetici “sognanti” assumendo, a tratti, un aspetto horror-noir. La raccolta rivela così l’ampia formazione culturale e letteraria della scrittrice che spazia dalla classicità delle numerose figure retoriche e “immagini atemporali poetiche” al crudo realismo contemporaneo. Assegnerei all’ultima poesia S’alzerà in Volo la chiave di lettura dell’intera raccolta in quanto rappresenta appieno il concetto nascosto nel titolo Ossa Cave.

INTERVISTA ALL'AUTRICE 

1)      Cosa rappresenta la scelta del titolo “Ossa Cave”?

Con Ossa Cave si intende la struttura che insieme alle ali permette agli uccelli di volare. La mia è un’analogia poetica fra queste ossa, cave ma robuste, ed il cervello umano, unico mezzo dell’ uomo per volare, attraverso la fantasia e l’immaginazione.

2)      Come è strutturata l’opera?

L’ opera si suddivide in due parti: la prima dedicata alla poesia e la seconda dedicata al racconto breve. Le trenta poesie rappresentano una selezione di circa dieci anni di lavoro e sono quasi tutte di tipo autobiografico; una parte di loro è dedicata ai temi che più mi interessano, quali la violenza di genere e l’omofobia. I racconti invece sono tre, di genere noir e di denuncia sociale, scritti in stile giornalistico.

3)      Quali sono i “cardini” del tuo stile poetico?

Sicuramente la completa libertà di espressione. Nonostante il libro sia ricco di figure retoriche e altri “tecnicismi” molto importanti e quasi essenziali, vivo nella convinzione che una poesia debba principalmente esprimere un’emozione e, allo stesso tempo, debba essere fruibile a tutti. Tengo molto al fatto che il lettore possa interpretare senza limiti un mio testo poetico, fino a renderlo parte integrante del suo mondo.

4)      In tutto il libro è ricorrente il tema del viaggio, cosa trai dalla tua esperienza?

Il viaggio, la voglia di scappare, sia mentale che fisica, è un tema molto ricorrente nella letteratura. La mia idea è vivi il viaggio, concediti un vero momento per te stesso e troverai le risposte che stai cercando. Il viaggio che “Ossa Cave” si propone di fare è proprio quello introspettivo, verso una nuova percezione di se stessi e di quello che ci circonda.

5)      Definisci l’opera con una sola frase


Userei una sorta di sottotitolo: “Storie di amori incompiuti”. Infatti ogni poesia ed ogni racconto hanno in comune la sensazione di creare qualcosa di distrutto. Qualcosa che, per un motivo o per un altro, si è quasi interrotto sul nascere. Sta al lettore decidere se questo senso di inadeguatezza possa diventare poesia ed avere il suo paio d’ali verso nuove interpretazioni.

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