QUANDO SCENDE LA SERA DI GIUSEPPE BURO
La poesia di Giuseppe Buro affronta l’emozione dell’Amare, e
i suoi versi attraversano il lungo viaggio dell’anima in quel mare immenso e
tumultuoso che è l’innamoramento. Perché l’amare è viaggiare nell’altrui anima
e nella propria, come il temerario navigante che salpando dal porto vede avanti
a sé l’ignoto, ma non di meno vi s’inoltra. Se l’amare è uscire da sé, per ritrovare
l’altra metà di sé, ciò necessita percorrere quel viaggio che lo porta
all’anima di chi si ama, la quale approssimata concede che si prenda cura di sé
o si faccia carico d’essa. Ma prendersi cura, nell’amare dell’altro è disporsi a
vivere l’altro e subire il peso della passione amorosa, che proprio perché
passione, da passio, patire, è anche dolore, sofferenza, infatti, si soffre
l’altro nella sua presenza oggettiva vicino. Come scrive U. Galimberti: “Amore
è piuttosto l’espropriazione della soggettività, è l’essere trascinato del soggetto
oltre la sua identità, è il suo concedersi a questo trascinamento, perché solo
l’altro può liberarci dal peso di una soggettività che non sa che fare di se
stessa”. I versi di Giuseppe Buro percorrono il sentimento dell’amore nei suoi innumerevoli
seguiti emozionali conferendo alla sua poesia una universalità espressiva
tipica dell’anima, colta e attraversata propria dall’amare nelle sue
manifestazioni concrete e quotidiane. La sua poesia è il racconto del navigante
emozionale che ripercorre le tappe del proprio amare e ricordando pone nella sua
memoria ciò che ha vissuto, anche nella nostalgia malinconica.
Valtero Curzi

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